Storie antiche e stile contemporaneo, dove l’emozione diventa design
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Storie antiche e stile contemporaneo, dove l’emozione diventa design

Una progettazione emozionale, legata alla memoria, una storia capace di raccontare mondi lontani seppur condivisi. Alessandra Baldereschi è una delle portabandiere del made in Italy più riconosciute, il suo concetto di stile è una proiezione attuale di antiche memorie, ancestrale e comunicativo.

Un’anima creativa incantata, legata alle sue radici ma proiettata in un concetto di design contemporaneo e internazionale. Alessandra Baldereschi è una designer ricca di inventiva con esperienze importanti all’estero, in primis in Giappone, dove si è formata all’inizio della sua carriera. Da subito si è fatta conoscere a livello internazionale per una progettazione elegante e minimalista, colorata e con un tocco di raffinata ironia, che trova nella lavorazione accurata dei materiali – come vetro e ceramica – la manifestazione più rappresentativa.

 

Ma non solo. La sua inventiva ha abbracciato le diverse strade dell’universo creativo, in collaborazione con aziende di furniture, product e lighting design, raccontando ogni volta una storia diversa seppur legata, concettualmente, alle sue passioni e ad una delle sue maggiori fonti di ispirazione: la natura. La sua produzione descrive la sua personalità, come un diario di viaggio ed esperienze, ricordi e scoperte, pronto stupire chi la osserva con una sensazione di familiarità, come se contenesse intrinsecamente una “memoria” condivisa.

 

 

L’esperienza giapponese come ha segnato il tuo lavoro e il tuo modo di pensare?

 

Ho capito solo dopo anni quanto questa esperienza mi avesse cambiato profondamente.

Sono partita per il Giappone subito dopo gli studi, ero piuttosto giovane e la mia identità era ancora tutta da costruire: una condizione ideale per accogliere e integrare una cultura diversa.

Ho subito sentito un’affinità con i principi dell’estetica giapponese perché sono strettamente connessi alla Natura.

 

Per esempio, la ricerca di equilibrio tra il pieno e il vuoto, quest’ultimo inteso non come una mancanza ma come una pausa, un silenzio. Oppure la quiete come forma essenziale di eleganza o il gusto per l’imperfezione che appartiene alla bellezza.

Il Giappone mi ha insegnato come scoprire la delicatezza, la grazia e l’armonia della semplicità in tutto ciò che ci circonda, nel quotidiano.

 

 

La natura per te è una fonte di ispirazione, cosa ti stimola maggiormente?

 

Sì, è così. Per me la Natura è una fonte inesauribile di ispirazione, è come un generatore di idee.

È talmente vasta la varietà della vita sulla Terra che si può lavorare partendo da migliaia di spunti diversi. Si può analizzare la crescita delle piante e inventare una nuova geometria, si può creare una palette colore dalle tonalità del piumaggio di un uccello o rimodellare la forma di una bacca o di un fiore per trasformarli in un oggetto. Dagli organismi microscopici agli alberi giganti, dagli animali alle rocce e minerali.

 

Di recente ho acquistato un bel libro illustrato, “Gli alberi e le loro storie”. Sono leggende e racconti antichi che confermano quanto il nostro legame con gli alberi e la Natura sia necessario.

 

 

Nel tuo lavoro è presente una visione onirica e sognante, influenzata anche dalle tue passioni: cosa ti rappresenta di più?

 

Nel mondo onirico non esiste un ordine razionale, tutto fluisce in modo libero, senza le reti della razionalità. Il sogno realizza in modi spontanei e immediati quel contatto dell’individuo con il mondo delle origini, con il subconscio collettivo fatto di immagini archetipiche.

Nel mio processo creativo cerco di risvegliare questa parte di memoria condivisa attraverso la ricerca di simboli, miti e credenze.

 

 

Quale influenza hanno le fiere di settore come Milano Home sul tuo lavoro, trovi che siano punti di partenza importanti per sviluppare nuove collezioni?

 

Sono occasioni preziose per incontrare i colleghi, la stampa e i clienti. Inoltre, è una circostanza in cui sono presenti altre figure professionali come gli agenti, utili a capire il mercato e il gradimento del prodotto. In fiera i progetti esposti e gli allestimenti stimolano la creatività ad ogni passo ed è mia abitudine portare un quaderno per disegnare o prendere appunti.

 

Ogni volta torno a casa con rinnovato slancio e passione, con nuove idee che non vedo l’ora di sviluppare, contenta di aver ritrovato persone e aggiornato i contatti.