“L’e-commerce? È un alleato del negozio fisico”
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“L’e-commerce? È un alleato del negozio fisico”

Albert Antonini Mangia, direttore marketing di Alibaba Group per il Sud Europa, ha spiegato a Milano Home le potenzialità del doppio canale di vendita.

“Unire le potenzialità del punto di vendita fisico a quello dei social e della rete. È questa la strada da seguire con convinzione”. Il messaggio porta la firma di Albert Antonini Mangia, Direttore marketing di Alibaba Group per il Sud Europa e docente di International Business and Ecommerce Strategy presso l’Università Carlo Bo.

 

Digitalizzare la propria attività e vendere online è una procedura ormai irreversibile, spesso mal interpretata da chi guarda con diffidenza e un pizzico di paura alla rete al punto da coltivare un pregiudizio che non ha ragion d’essere. Una forma di ritrosia verso lo strumento informatico manifestato in particolare dalle piccole e medie aziende ed è proprio a questa a questa importante fetta del mondo produttivo che si è rivolto Antonini Mangia nel corso di un incontro che ha messo al centro la questione del “Digital marketing & commerce”, tema approfondito e analizzato nei dettagli nel suo ultimo libro edito da Hoepli.

 

“Internet è un alleato ed è uno strumento irrinunciabile e indispensabile. Nel campo del retail è ormai acclarato che la vendita oggi procede in parallelo sul doppio canale, fisico e digitale. Non voler prendere atto di questa realtà è una visione miope e alla lunga penalizzante”.

 

Un percorso da intraprendere con fiducia e convinzione ma “prima ancora di vendere bisogna sapersi promuovere utilizzando le giuste leve per farsi trovare sulla rete” ha spiegato Mangia, Google e il principale motore di ricerca utilizzato da 5 miliardi di persone per scrutare un orizzonte composto da oltre 2 miliardi di siti, vien da sé che per essere visibili è necessario conoscere gli strumenti più opportuni per presidiare un territorio che definire vasto è un eufemismo.

 

Quali sono, allora, i metodi di marketing più idonei per aumentare il traffico e rendere più tangibile la presenza dell’azienda? Sono diversi, talora complementari tra loro.

“Si va dal banner ad examples, cliccabile e più attrattivo se curato da un buon designer rispetto alla tradizionale pubblicità inserita all’interno di una rivista alla e-mail marketing, considerata a torto una pratica un po’ datata. Se da un lato è una forma di comunicazione farraginosa ciononostante ha un ottimo riscontro in termini di impatto anche se occorre fare attenzione allo spam. Per essere efficace la mai deve essere curata e ben scritta, soprattutto contenere mittente e oggetto – considerazione ovvia per molti ma non sempre considerata a dovere – avere testi snelli e chiari, immagini efficaci, un layout curato, deve esplicitare con chiarezza i dati sulla privacy e far emergere con altrettanta evidenza la possibilità di annullare l’iscrizione”.

 

Quanto al ‘mobile marketing’ “non siamo di fronte a un vero e proprio strumento di marketing ma è qualcosa di cui tener conto. L’avvento della telefonia mobile ha comportato anche l’esplosione dei social, le innovazioni continue degli smartphone e la comunicazione social si sono ben integrate tra loro portando a un rapido sviluppo in parallelo delle due componenti. Se si vuol veicolare la propria presenza attraverso un canale social per prima cosa occorre avere la capacità di ascoltare e saper navigare, successivamente si può pensare di aprire un canale di comunicazione e gestire una propria community”.

 

Alle regole di corretto utilizzo delle leve utilizzabili per comunicare e diffondere l’immagine aziendale va aggiunta quella della conoscenza delle regole di diffusione di un prodotto in determinate aree geografiche.

“La cultura impatta sul marketing, presidiare un territorio implica la conoscenza di una serie di regole. Conoscere la lingua del paese dove si decide di esportare, le regole stabilite, ad esempio, in termini di etichettatura e di processi, i sistemi di pagamento accettati (onlyne payment), le condizioni sul reso dei prodotti”.

 

In conclusione “il futuro del retail non vede l’e-commerce antagonista del negozio fisico bensì è un alleato, uno strumento complementare. Non è la rete la minaccia dei punti vendita, oggi il vero nemico è rappresentato dal caro-affitti delle strutture e, in alcuni casi, da una certa approssimazione nell’affrontare il cambiamento. L’e-commerce non distrugge ma aggiunge. Un esempio per tutti: offrire la possibilità di acquistare sul proprio sito e concedere l’opportunità di ricevere a casa o poter ritirare in negozio il prodotto significa mettere a disposizione del cliente due canali di consegna, concessione che si traduce in valore aggiunto per il retailer”.